Google scopre Atlantide. Per poche ore…

Segnatevi questi estremi: 31 15’15.53 Nord, 24 15’30.53 Ovest. In questo punto, a 1000 km dalla costa del Marocco o del Portogallo, sui fondali dell’Oceano Atlantico, potrebbero esserci i resti di Atlantide,a la città descritta da Platone e inghiottita dai mari “in un solo giorno e notte di disgrazia”.
Dopo aver visto l’insolito reticolo ‘portato alla luce’ da Google Ocean, un ingegnere aeronautico britannico, Bernie Banford, non ha avuto dubbi: si tratta di un fondale anomalo, sono i resti di Atlantide, finalmente. Strade, incroci, lungo i quali sorgevano edifici della città fantasma. “Innanzi a quella foce stretta che si chiama colonne d’Ercole, c’era un’isola – scrive Paltone – E quest’isola era più grande della Libia e dell’Asia insieme, e da essa si poteva passare ad altre isole e da queste alla terraferma di fronte. In tempi posteriori, essendo succeduti terremoti e cataclismi straordinari, nel volgere di un giorno e di una brutta notte tutto in massa si sprofondò sotto terra, e l’isola Atlantide similmente ingoiata dal mare scomparve”. Una telefonata dell’ingegnere al tabloid The Sun, che non ha perso l’occasione, e la notizia è diventata di dominio pubblico.

Poche ore dopo, però, è stata la stessa Google a raffreddare gli entusiasmi: quella rete di crocicchi che viene visualizzata negli abissi è frutto delle onde sonar lasciate dalle navi che scansionano il fondale.Peccato, ma gli archeogoogle restano lì, a caccia sugli schermi di Earth e Ocean: il motore di ricerca ha già consentito il ritrovamento dei resti di un’antica villa Romana e di un’intera foresta in Mozambico, popolata da specie ritenute estinte o mai viste. Certo, Atlantide resta un’altra cosa. E allora, guardate anche voi: 31 15’15.53N, 24 15’30.53W.

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