La privacy violata due volte

Una softwarehouse americana accusa Pechino di furto. Ma i programmi che produce per spiare l’attività dei figli al computer sono considerati dai bloggers “extremist and fascist behavior”

L’azienda informatica Solid Oak Software di Santa Barbara, in California, ha accusato il governo
cinese di aver rubato alcuni codici di un proprio software. Pechino avrebbe utilizzato i codici per costruire il suo programma informatico di filtraggio dei siti internet, che è obbligatorio installare su tutti i computer acquistati in Cina. La notizia è finita su molti siti, tra cui quello del Wall Street Journal.

 

Il più noto dei prodotti della softwarehouse, sul mercato dal 1990, si chiama Cybersitter, un programma per inibire l’uso di alcune funzionalità del computer da parte dei bambini.

Secondo la stessa casa produttrice, Cybersitter blocca l’accesso a più di 40 mila siti potenzialmente pericolosi perché portatori di virus, di tentativi di pishing, spyware o altri tipi di frode. Ma non solo, registra ogni sito visitato così come tutte le sessioni dei popolari programmi di chat come Msn Messenger e Yahoo Messenger. Inoltre disattiva o limita l’accesso ai social network, filtra le categorie predefinite e le aggiorna in automatico e, infine, invia i report ai genitori via mail. Tra l’altro, non è individuabile e “cannot be disabled by even the most tech savvy kids”.

Una ‘bestia nera’ secondo alcuni bloggers, che non esitano a definirlo “extremist, fascist behavior”: secondo le critiche, Cybersitter si serve dello slogan “Save the children” per introdurre lo spionaggio tecnologico fatto in casa.

L’ultima novità della Solid Oak Software si chiama Snoopstick, una chiave Usb con due programmi: uno da installare sul computer che si desidera controllare, l’altro per monitorare in tempo reale da qualsiasi postazione remota le operazioni svolte da quel computer. Il tutto in meno di un minuto, avverte Punto Informatico, che aggiunge: “Nella Blogosfera si fa un gran parlare di Snoopstick. Il termine più ricorrente è senz’altro privacy: quella violata delle vittime inconsapevoli di un programma la cui legalità suscita qualche perplessità. Tuttavia sono tanti i genitori che sarebbero disposti a qualche compromesso, pur di poter tenere sotto controllo le attività dei propri figli su internet”.
La denuncia del furto di codici non sorprende. Si sa che la tecnologia può essere agevolmente usata per scopi come il tentativo di controllo degli utenti internet (attivamente perseguito in Cina per ragioni politiche) o per contrastare la pirateria informatica come in Svezia o in Francia.

C. Guimaraes

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