Internet, uno splendido quarantenne

Ce lo immaginavamo così internet, quarant’anni fa. Era il 1969. Pensavamo che da casa avremmo potuto fare acquisti senza muoverci dalla scrivania. Nello stesso momento in cui – era il 29 ottobre del 1969 – da uno stanzino dell’università della California di Los Angeles partì il primo messaggio sulla rete arpanet, l’antenata di quello che poi prenderà il nome di internet.

Il professor Kleinrock vuole trasmettere la parola ‘login’. Invece, dopo le prime tre lettere digitate il sistema si blocca. Nell’unico altro nodo della rete – a 500 chilometri di distanza – appaiono solo le lettere “L-O-G”. Riprovano un’ora più tardi e l’esperimento riesce.

Internet è così appena nato. Pensato solo come una rete di computer in grado di parlare tra loro, creati per il dipartimento della difesa statunitense. Il progetto arpanet, la risposta americana allo spettacolare lancio in orbita dello “sputnik” russo.

Probabilmente nessuno di quegli ingegneri informatici, in quell’ottobre di 40 anni fa, immaginava di assistere all’inizio della più rivoluzionaria innovazione del secolo. La rivoluzione digitale.

Nessuno tranne Kleinrock. “Ho le prove” racconta ancora a chi gli chiede se aveva previsto tutto. Nel ’69 l’università gli pubblicò il suo progetto: una rete sempre funzionante, sempre disponibile, localizzata ovunque cui chiunque avrebbe potuto avere accesso.

Chissà se aveva immaginato anche le sue applicazioni. Già diffuse oggi, con dispositivi che replicano i cinque sensi e che sono ormai disponibili nei mondi paralleli. L’anticamera del futuro della rete quando il virtuale diventerà parte integrante del reale.

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