La banda nel freezer

La premessa (o promessa?) era lo stanziamento di 1 miliardo 471 milioni di euro per consentire – entro la fine del 2012 – a tutti gli italiani l’accesso a una banda larga tra i 2 e i 20 Megabit/s.

Premessa annunciata questa estate dal viceministro delle Comunicazioni Paolo Romani, ribadita un mese fa dal ministro della Pubblica amministrazione Renato Brunetta.

La banda larga invece può attendere, chissà per quanto. Gli 800 milioni che da luglio attendevano l’ok del Cipe sono stati “congelati'” dal governo. “La crisi, ha detto il sottosegretario alla presidenza del Consiglio Gianni Letta, ha cambiato l’ordine delle priorità dell’esecutivo”. Prima vengono “gli ammortizzatori sociali”.

“Purtroppo lo prevedevo”, ha detto il presidente dell’Agcom, Corrado Calabrò, per il quale “l’intervento della Cdp resta prezioso”.

C’è sempre la possibilità del ricorso ai privati. A tal proposito, Paolo Romani non ha dubbi: “Se Tremonti non ci darà quei soldi li troveremo noi. Siamo in grado di andare sul mercato finanziario. Con un progetto serio – ne è certo il viceministro – troveremo qualcuno disposto ad investire”.

Per Fastweb, infatti, non cambia nulla
“Del congelamento degli investimenti pubblici sulla rete a banda larga abbiamo letto sui giornali. Questi fondi servivano per coprire il ‘digital divide’ e interessavano Telecom Italia. Per noi non vediamo nessun impatto. I nostri investimenti non sono legati all’intervento del governo”. Questo il commento di Stefano Parisi, amministratore delegato di Fastweb.

Per la Cgil, il Governo non sa governare la crisi
“Ancora una volta si dimostra come il Governo non racconti tutta la verità e soprattutto non abbia idee chiare su come far uscire il nostro Paese dalla crisi”, dice a proposito del blocco dei fondi per la banda larga il segretario confederale della Cgil, Fabrizio Solari. Le motivazione di questa scelta, spiega, “consisterebbero, secondo quanto riferito dal governo, nella priorità che lo stesso vuole dare agli interventi sugli ammortizzatori sociali in nome di una presunta centralità dell’occupazione: non sarà certamente la Cgil a negare la gravità della situazione”, ma gli investimenti in tecnologia “servono alle imprese, soprattutto quelle più piccole, che si vogliono sviluppare, alle famiglie per rapportarsi alla Pubblica amministrazione e usufruire dei servizi con metodi e tecniche innovativi, ai giovani per studiare e utilizzare i nuovi strumenti di comunicazione”.

L’industria musicale: perdiamo il treno
Per Fimi-Confindustria, Federazione dell’industria musicale italiana, si aggraverà il ritardo dell’Italia nelle reti digitali e soprattutto sarà bloccato lo sviluppo dei contenuti online. “Mentre la maggior parte dei Paesi industrializzati mette al centro della propria strategia le reti e di conseguenza l’offerta di contenuti, l’Italia si ferma, lasciando così scappare il treno più importante per il futuro dell’economia digitale – ha affermato il presidente di Fimi, Enzo Mazza. “Oggi è la musica ad essere il primo settore che sta costruendo modelli di business online, ma presto saranno il cinema, l’editoria, la televisione. Bloccare i fondi significa uccidere nella culla le potenzialità di sviluppo anche dei contenuti che nelle reti di nuova generazione saranno fondamentali”.

La banda larga come la Salerno-Reggio Calabria
Infine, segnaliamo il post di un nostro lettore, Danilo, del 20 ottobre scorso, che interveniva a proposito dell’annuncio del ministro Brunetta, del 16 ottobre, che s’impegnava a garantire la banda larga per tutti:

“Io abito a Salerno, in una frazione collinare a 10 minuti dal centro della città e in linea d’aria a pochi km dalla centrale Telecom, ma non posso usufruire di una banda decente perche il segnale (che ovviamente segue tutte le curve della strada) arriva debole e sporco, mi volevo accontentare di una connessione a 640 (fittizzia visto che in up vado a 0.25 e in down 0.50), ma neanche quella mi è garantita, visto che il segnale va e viene (anche se Telecom sostiene che vada tutto bene). altro che digital divide, il terzo mondo è qua”.

(c.g.)

Leave a Reply

Your email address will not be published. Required fields are marked *