L’uso crescente da parte dei gruppi eversivi islamisti di Internet e dei social network come strumento di ricerca di nuovi membri sembra un dato acquisito.
Cinque cittadini americani – Umar Farooq, Ahmed Abdulah Minni, Aman Hassan Yemer, Waqar Hussain Khan e Ramy Zamzam (nella foto) – arrestati a Sargodha vicino a Lahore, in Pakistan, per presunti legami con Al Qaeda, sono stati reclutati attraverso contatti sul web.
Saifullah, questo il nick del ‘cacciatore di teste’, legato ai talebani pachistani e ricercato da tempo, sarebbe entrato in contatto lo scorso agosto con uno degli americani arrestati seguendolo su YouTube.
L’americano aveva più volte lasciato post positivi su video jihadisti con attacchi a militari americani; in seguito ha avviato una corrispondenza via e-mail in codice anche con gli altri quattro connazionali, invitandoli in Pakistan e offrendosi come guida.
I cinque americani, racconta il Washington Post citando fonti investigative pachistane, non sono poi arrivati nei campi di Al Qaeda nel Waziristan del Nord soltanto perché i comandanti sospettavano che fossero infiltrati della Cia. Saifullah non sarebbe stato in grado di convincerli del contrario.
“Erano considerati come gli agenti di un’operazione sotto copertura. E’ per questo che sono stati respinti”, è l’opinione di un inquirente.