La memoria soffre di tre malattie: “L’eccesso di ricordi, l’eccesso di filtraggio, la confusione delle fonti. Malattie cui dobbiamo far fronte, se vogliamo tramandare qualcosa alle generazioni future e salvarci l’anima”. Il web, per definizione, è il pericolo da affrontare, secondo il professor Umberto Eco.
“Viviamo nell’epoca più carica di memoria di tutti i tempi”, ma questo non semplifica, anzi complica le cose, “perché il rischio è di diventare come quel personaggio di Borges, Funes, che ricorda della sua vita ogni dettaglio, ma è un idiota, proprio per eccesso di memoria. La memoria infatti è strettamente legata all’oblio, ha un senso quando è selezione”.
E “il web, capace di ricordare tutto, è idiota”, afferma Eco, parlando del ‘Futuro della memoria’ al Salone del libro di Torino. “Oggi si ricorda tutto e nel web – sottolinea Eco – c’è quello che vi mettono insigni studiosi come quello che scrivono i peggiori cretini, ci sono i negazionisti e i testimoni del lager, e questa massa di informazioni ci impedisce di capire subito cosa conservare e cosa no, senza parlare del problema dei supporti. Abbiamo i più capienti, ma anche i più effimeri. Sappiamo che il papiro supera i 2000 anni, la carta a stampa i 500, ma nessuno sa quanto potrebbe durare un floppy disk, visto che non ci sono più strumenti per leggerli e così sta accadendo con i cd e, magari, presto con le chiavette usb. Del resto, cosa accadrebbe, se un black out o qualche incidente cancellasse i dati delle banche, se queste non li conservasse anche su carta?”.
Per Umberto Eco bisogna cominciare a studiare come costruire e salvare “un’enciclopedia comune, condivisa e con dati corretti”, perché col web attuale il rischio é che ognuno si costruisca la sua e un bel giorno nessuno possa più comunicare con gli altri.