I musei italiani sbarcano sull’iPhone

Dal primo luglio sarà disponibile l’app “i-MiBAC Top 40” per Apple,  sviluppata da due ragazze specializzate in Informatica per le Belle Arti.
 
 
I 40 musei e aree archeologiche più visitati d’Italia, dal Colosseo alla Reggia di Caserta a Villa Adriana, tutti a portata di iPhone. L’applicazione si chiama “i-MiBAC”, presenta numerosi contenuti, alcuni consultabili anche senza connessione internet.

La novità è stata presentata dal ministero dei Beni culturali. Si tratta della prima di una serie di applicazioni per telefonia mobile, pluritematiche e gratuite, dedicate ai beni culturali.  Per ora solo su dispositivi Apple; a breve sarà utilizzabile con altri smartphone, anche in inglese.

Tra i contenuti interessanti,  sezione “Mappe”, che presenta i musei, monumenti e relativi percorsi culturali. Rileva la posizione dell’utente via GPS e gli segnala i luoghi d’interesse nelle vicinanze.

“Musei e Monumenti” offre informazioni generali sull’accesso, i contatti, il sito web, gli orari di apertura,
informazioni sui biglietti e sulle visite guidate.  Sono presenti anche brevi schede storiche sulle collezioni e sugli scavi archeologici e immagini delle opere piu’ rappresentative.

La sezione Tickets, una novità interessante, consente  di prenotare e acquistare i biglietti dal proprio smartphone con la carta di credito. E di evitare le file per l’accesso. 

L’applicazione, totalmente italiana, è stata sviluppata dalle giovani (e bravissime) Chiara Palmieri e Giovanna Montani, due laureate 33enni che si sono specializzate in informatica applicata alle Belle Arti.

(c.g.)

Niente iPhone ai ministri inglesi

Vulnerabili agli hacker e alle interferenze, sono stati sconsigliati dall’agenzia per la sicurezza informatica britannica sia ai ministri che al loro staff. Così racconta la vicenda il quotidiano ‘Daily Telegraph’.

Gli esperti di sicurezza di Whitehall hanno sconsigliato l’utilizzo dello smartphone touch-screen della Apple per questioni di sicurezza: meglio usare il Blackberry o altri telefoni considerati meno vulnerabili.

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Bloggers all’attacco delle vuvuzelas

Le trombette dei Mondiali, diventate la colonna sonora di Sudafrica 2010, prese di mira da centinaia di siti e blog. Ma il patron della Fifa, Joseph Blatter, ‘cinguetta’ su Twitter: “Nessun divieto”. Milioni di vuvuzelas in vendita su internet sbarcano in Europa

 

Nessun bavaglio, neanche una sordina. L’ultima parola sulle vuvuzelas l’ha detta il presidente della Fifa, Joseph Blatter. “Non prendo in considerazione un divieto delle tradizioni musicali dei tifosi nel loro Paese. Vorreste che venissero vietate le usanze dei vostri fans? Ho sempre detto che l’Africa ha ritmi differenti e diversi suoni”, sono le parole affidate da Blatter a Twitter, confermate dagli organizzatori dei Mondiali.

Blog contro

Le trombette sono finite sotto attacco da parte di numerosi blog. “La suonassero solo quando c’è un gol – si legge su ’10 motivi per odiare la vuvuzuela’ – potremmo farla passare, ma 90 muniti filati sono tanti. Se li moltiplichiamo per tutte le 63 partite decisamente troppi. Perché amico sudafricano devi festeggiare anche i falli laterali?”.

Facebook pro

Ma c’è anche chi le publicizza: su Facebook c’è il gruppo ‘Virtual Vuvuzela Gifts’, con più di 2.600 fan, che consente di strombazzare con i colori della propria squadra del cuore. E anche di condividere i rumorosi saluti con gli amici.

Ci sono anche applicazioni da scaricare: siamo alla vuvuzela per iPhone. Molte sono gratuite.  Tocca rassegnarsi a convivere per un mese (oppure siamo solo all’inizio?) con il loro frastuono.

Corni tribali

Dirette discendenti dai corni di kudus, parenti delle antilopi, un tempo usati per riunire gli abitanti dei villaggi, sono un simbolo del Paese e della sua cultura. E potrebbero presto invadere gli stadi europei. A sottolinearlo sono state alcune emittenti radiofoniche di Johannesburg, secondo cui “almeno un milione di vuvuzelas sono state vendute, anche via internet, nel Regno Unito”.

Motore d’aereo

Il livello di intensità del suono di una vuvuzela può arrivare fino a 127 decibel, solo 3 decibel in meno del motore di un aereo, il cui livello è 130. “Un suono del genere è un elemento di disturbo abbastanza forte in campo – valuta Ludovica Malaguti, dell’Istituto Superiore di Sanità – sicuramente nei 90 minuti è un’esposizione acuta, che non dà problemi permanenti, ma che è assolutamente in grado di deconcentrare i calciatori, che all’uscita dal campo potrebbero sentirsi un po’ ‘rintronati'”.

Apocalittica invece è la foniatra Mireille Tardy, sentita dalla France Presse, secondo cui un rumore di 126 decibel “è pari a quello che fa un gruppo di tifosi che urlano di gioia. Per l’orecchio è una catastrofe. La conseguenza è la distruzione di una parte delle cellule sensoriali: l’orecchio interno ne possiede solo 15.000, che non si rinnovano”.

Una dannazione che ha provocato l’impennata delle vendite di cuffie antirumore e di tappi per le orecchie.

(c.g.)

Eva e la mela (morsicata) fashion

L’iPad, perfetto compagno per la femmina aggiornata di mezza età. Lo si acquista per feticismo, mette alla prova la nostra tempra anticonsumista. Insomma, alle donne, fin dai tempi di Eva, la mela piace.

http://www.rainews24.it/ran24/clips/2010/06/ipad-guimaraes.flv

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Per interesse o per devozione alla causa di Jobs, le celebrità del piccolo e del grande schermo si fanno spesso vedere con gadget marchiati Apple. Eppure si tratta di prodotti di massa, venduto in milioni di pezzi in tutto il mondo. Che sia così importante avere lo stesso cellulare di Paris Hilton?

Da più di vent’anni film e telefilm sono pieni zeppi di prodotti ‘made in Cupertino’, non già come corredo o arredo, ma in veste di veri e propri protagonisti. Tutta abilità di Steve Jobs a percorrere i tempi o tutto frutto di sapiente marketing?