‘Non siamo perfetti’. Steve Jobs scherza su quello che lui stesso definisce l’Antennagate dell’iPhone 4, chiede ‘scusa’ ai clienti che hanno riscontrato problemi e offre la soluzione: bumper gratis per tutti quelli che lo vorranno e rimborsi nel caso fossero insoddisfatti. Tiene il titolo Apple in Borsa a New York: la soluzione proposta è piaciuta ai mercati.
Monthly Archives: July 2010
Jobs e l’Antennagate
Il neologismo è stato coniato dall’ad di Apple per descrivere l’ondata di critiche mosse dalla stampa, soprattutto quella online, contro l’iPhone 4 e i suoi problemi di ricezione. E per risolverlo annuncia: bumpers gratis, per tutti.
Pedofilia, privacy e Facebook
In Gran Bretagna il social network metterà un pulsante per denunciare possibili approcci da parte di pedofili. In Germania, un ministro chiede più tutela per la privacy su Fb. E al Parlamento europeo si discute la direttiva sulla traccibilità dei pedofili.
Panic button su Fb
Facebook UK ha ceduto alle critiche e pressioni e ha lanciato una nuova applicazione per denunciare comportamenti sessuali sospetti e abusi nei confronti di minori, creata in collaborazione con l’associazione britannica ‘Child Exploitation and Online protection centre’ (Ceop). Un vero e proprio ‘panic button’: con un click i ragazzi possono immediatamente entrare in contatto con il Ceop per fa denunce o chiedere aiuto. Il servizio è stato pensato per i ragazzi tra i 13 ai 18 anni, ma tutti gli utenti avranno avranno la possibilità di accedere ai servizi offerti dal Ceop. Facebook lancerà una massiccia campagna di sensibilizzazione per far sapere ai giovani utenti della nuova funzione, invitandoli a scaricarla sul loro profilo.
Più privacy per tutti
Per la ministra tedesca per la Tutela dei consumatori, Ilse Aigner, bisogna fare qualcosa affinché “internet non diventi la gogna del XXI secolo”. All’inizio di giugno, la Aigner ha perfino cancellato il proprio profilo virtuale da Facebook, sottolineando di non poter e voler accettare il fatto che una società leader del settore violi la legge sulla protezione della riervatezza e ignori la sfera privata dei propri membri. “Avremmo bisogno di un codice d’onore, una sorta di codice di condotta per Internet, dieci regole d’oro chiare e concise”, ha spiegato Aigner in un’intervista a Die Welt. “Queste norme possono venire solo dalla comunità internet, sarebbe bello se gli utenti avanzassero delle proposte”.
Meno privacy per i pedofili
No alla revisione ‘garantista’ della direttiva europea sulla rintracciabilità dei colpevoli di adescamento di minori tramite i social network e pubblicazione di immagini e filmati pedopornografici su internet. Lo chiede l’europarlamentare Tiziano Motti, che ha incontrato le Commissarie responsabili per la Libertà, Giustizia e Affari interni, Viviane Reding e Cecilia Malmstrom. L’adozione da parte del Parlamento Europeo di una proposta di risoluzione contro la pedopornografia e la pedofilia in internet ha incontrato l’ostilità di Stati membri come Germania, Irlanda, Romania, Belgio, Bulgaria, Austria e Svezia: la ritengono in contrasto con il diritto primario nazionale per decisione dei giudici delle Corti nazionali ed europee, e ne chiedono una revisione riduttiva.
(c.g.)
Google in Cina, con censura
Rinnovata la licenza ad operare tramite la società che, a Pechino, gestisce il motore di ricerca. Ma i limiti sono chiari: il rispetto della legge locale e la ‘supervisione’ del governo cinese.
La Cina ha confermato il rinnovo della licenza alla Beijing Guxiang Information Technology Co. Ltd, la società attraverso cui opera Google nel Paese.
Gibson chi?
Un sito mette online le registrazioni audio in cui l’attore premio Oscar si lancia in insulti a sfondo razzista e volgarità sessuali contro l’ex fidanzata. E Hollywood prende subito le distanze da ‘Braveheart’.
Una clip audio di due minuti in cui Mel Gibson, durante una discussione, insulta e chiama la sua ex-fidanzata una “p***” che merita di finire violentata da “n***” potrebbero essere le ultime brutte battute che il pubblico ascolta dall’attore.
Hollywood non tollera il razzismo e Mel, perdonato una prima volta nel 2006 dopo essersi scusato per una frase antisemita, questa volta rischia di chiudere davvero con il cinema americano.