Mamma, non spiarmi. Ci pensa la pubblicità

Dai pediatri un monito ai genitori: controllare i figli su Facebook equivale a leggere il loro diario. Ma entro il 2015 le azende, grazie alla geolocalizzazione (come Places), potranno bombardarli con ‘suggerimenti per gli acquisti’ mirati grazie al loro profilo.

Sbirciare nel profilo Facebook dei propri figli adolescenti è come leggere il loro diario segreto, e non andrebbe fatto. Lo affermano gli esperti dell’ospedale pediatrico Bambin Gesù di Roma, che hanno lanciato alcune regole per sviluppare un corretto rapporto genitori-figli sull’uso del social network. In particolare, per gli esperti il miglior atteggiamento da tenere è il dialogo ‘reale’ con i ragazzi, anche sugli argomenti ‘virtuali’. Dei 16 milioni di utenti italiani di Facebook, circa 3 milioni hanno meno di 18 anni.

Se i genitori sono tenuti a rispettare la privacy dei figli, non altrettanto fanno le aziende, che scommettono sui servizi di geotagging senza distinzioni di sorta. Grazie alle tecnologie Gps e Wi-Fi, possono individuare la posizione dell’utente e inviargli sullo smartphone pubblicità ‘mirata’ mentre si trova nei pressi di un negozio, ad esempio.

Secondo un’indagine condotta da Abi Research, nel 2015 le aziende spenderanno a livello mondiale 1,8 miliardi di dollari per questo tipo di pubblicità. “Il mercato è soltanto agli inizi e non c’è ancora un ‘giusto’ approccio”, sottolinea Neil Strother, analista di AR.

Il mercato della geolocalizzazione può già da ora contare su diversi servizi come Loopt, Gowalla e Foursquare, che consentono di aggiornare la propria posizione geografica in tempo reale. Anche Facebook è entrato recentemente nel mercato e ha lanciato Places, al momento attivo soltanto negli Stati Uniti. Altri servizi, come ad esempio Shopkick, tramite un’applicazione per iPhone premiano i clienti ogni volta che entrano in determinati negozi.

(c.g.)

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