Stuxnet, arma informatica. Italia sotto tiro

Un attacco generalizzato del worm preoccupa anche l’Italia: specialisti sulla sicurezza nazionale, riuniti a Roma, pensano ad un team per le attività di ricerca scientifica e tecnologica. Allo studio anche la creazione di un laboratorio di sperimentazione e analisi degli scenari legati agli attacchi informatici.

Cresce la paura del worm Stuxnet. L’Italia dev’essere pronta contro gli attacchi informatici agli apparati strategici essenziali “in modo più sinergico”. L’idea è quella di creare un team di collaborazione tra pubblico e privato. E’ il primo risultato ottenuto dall’incontro sulla sicurezza delle infrastrutture, organizzato dall’Enea (Agenzia nazionale per le nuove tecnologie, l’energia e lo sviluppo economico sostenibile) e dall’Aiic (Associazione italiana esperti in infrastrutture critiche), a Roma.

Sono passati pochi mesi da quando Stuxnet, un worm che si sospetta possa essere stato creato in ambienti militari, ha cominciato a colpire i sistemi informatici che gestiscono infrastrutture critiche per l’energia, gestione delle acque, impianti chimici, gasdotti, oleodotti e trasporti.

L’attacco di Stuxnet, considerato anche dal Pentagono un primo episodio di “cyber-war”, ha colpito nel mondo oltre 45 mila computer avanzati: 8% in India, 18% in Indonesia e 60% in Iran, Paese che avrebbe visto compromesso il sistema di gestione di un impianto nucleare.

“Alla comparsa di Stuxnet molti hanno pensato che si trattasse di un virus come tanti altri e fosse una ulteriore attività dei soliti hacker in cerca di sfide”, ha detto Salvatore Tucci, presidente dell’Aiic e ordinario di calcolatori elettronici all’Università di Tor Vergata.

“In realtà è emerso che è qualcosa molto più allarmante: una vera e propria arma informatica in grado di colpire apparati strategici, essenziali per la normale vita di un Paese. Ormai molti intravvedono in Stuxnet i prodromi di una guerra informatica, sicuramente meno cruenta in termini di vite umane ma molto più rapida ed efficace per le conseguenze”, conclude Tucci.

(celia guimaraes)

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