La guerra di Julian

WikiLeaks è tornato accessibile attraverso altri tre domini, tutti in Europa: .nl, .fi e .de. L’host svizzero resiste, ma per alcune ore è stato oscurato. L’offensiva prosegue ma Assange rilancia: in 100 mila hanno i documenti.

 

Il sito è rimasto oscurato per 6 ore prima di ricomparire con un nuovo dominio svizzero, anche questo temporaneamente sparito. Lo staff di Julian Assange ha annunciato via Twitter che il sito ha tre nuovi domini: in Germania (wikileaks.de), Finlandia (wikileaks.fi) e Olanda (wikileaks.nl). A questi si aggiunge wikileaks.ch., che ospita il sito da quando il dominio originale .org è stato interrotto dal provider.

Su Twitter, da dove Assange (o il suo staff) continua ad avere contatti con il mondo, un tweet spiegava che “il dominio WikiLeaks.org è stato eliminato da everydns.net dopo asseriti attacchi di massa”, con un link a un sito di donazioni con la richiesta: “Manteneteci forti”.

Un comunicato sul sito di everydns.net, uno dei più grandi fornitori di domini internet gratuiti, spiega di aver interrotto la fornitura a Wikileaks.org per violazione contrattuale. Una delle clausole infatti stabilisce che “il membro non deve interferire con l’utilizzo o la fruizione del servizio da parte di un altro membro o con l’utilizzo e la fruizione di servizi simili da parte di un altro soggetto”.

La barca affonda?

In pratica, è la prima battaglia vinta dagli hacker schierati contro WikiLeaks, perché il massiccio attacco Ddos per colpire il sito di Assange ha messo a rischio l’accesso agli altri 500mila siti gestiti da everydns.net, che ha pensato bene di gettare la spugna. Proprio come avevano fatto prima Amazon.com e Tableau Software, la compagnia che aveva realizzato e pubblicato i grafici dei cablogrammi diplomatici Usa.

L’avvocato di Assange, Mark Stephens, si dice convinto che ci sia uno Stato dietro gli attacchi informatici.

Le domande dei lettori

Assange ha accettato di rispondere online alle domande dei lettori del britannico Guardian. E non è sembrato affatto intimorito: “Abbiamo consegnato tutti i documenti in nostro possesso a oltre 100mila persone in tutto il mondo che li possiedono in forma criptata. Se ci dovesse accadere qualcosa una chiave elettronica verrebbe inviata via web”. Ancora il buon vecchio PGP.

(celia guimaraes)

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