La pagina Facebook sui “segreti della casta” continua a mietere consensi, mentre si insinuano i dubbi sulle reali intenzioni del suo (anonimo) autore. Convergono, a quanto sembra, le opinioni di alcuni blogger che di Rete ne capiscono molto.
“Non so sinceramente chi ci sia dietro quella pagina. In molti commentano: e allora? L’importante è che denuncia, che ci faccia sapere… Ed è proprio qui il punto più critico della questione. Cosa stiamo sapendo che già non sapevamo? Davvero non ci rendiamo conto del pericolo che corriamo dando forza a pagine costruite in questo modo? Liberiamo gli anticorpi, perché la deriva dell’antipolitica sarà una sconfitta per tutti noi. Non si esce da quello che stiamo vivendo in questo Paese con la bava alla bocca. Dobbiamo avere fiducia nella democrazia. Non dovremmo permettere a nessuno di strumentalizzare (anche non volendo) la nostra rabbia, la nostra sacrosanta indignazione. Stiamo attenti e respingiamo tentativi come questi. Io di questa pagina e di chi l’ha creata proprio non mi fido”. (Arianna Ciccone @valigia blu)
“Spidertruman, specie per quanto si è letto finora, non è «l’Assange de no’altri» (Corriere), «il ‘Julian Assange’ anti-casta» (Ansa), «una sorta di Julian Assange all’italiana» (TgCom), «un nostrano Julian Assange» (Il Fatto). Prima di tutto perché Assange non pubblica documenti suoi, ma quelli che riceve da fonti anonime. In secondo luogo perché Assange non lancia accuse generiche («Ogni giorno c’è sempre un deputato che denuncia il furto del suo costosissimo computer portatile», per esempio), ma estrapola dati da documenti coperti da segreto che rende accessibili al pubblico tramite WikiLeaks e che contengono tutti i dettagli delle rivelazioni (nomi, cognomi, circostanze). In terzo luogo perché Assange è responsabile del processo di autenticazione di quei documenti, facendosi così carico della loro eventuale falsità, senza celarsi dietro a un’identità fittizia”. (Fabio Chiusi @ilNichilista)
“La dinamica è esattamente questa: nessuno controlla nulla e tutti scrivono tutto, tanto poi se venisse fuori che si tratta di un bluff (o peggio di una operazione orchestrata per differenti fini) la colpa sarà sempre dell’anonimato di Internet e delle migliaia di suoi utenti creduloni. Come sempre manca un tassello importante nella costruzione di un ambiente informativo sano e digitale in questo paese. Gli oneri del giornalismo serio non li vuole nessuno”. (Massimo Mantellini @Manteblog)
(celia guimaraes)