Aung San Suu Kyi è stata per anni prigioniera in casa propria, senza telefono né accesso a internet. Per il suo rilascio si sono mobilitate migliaia di persone su internet. Ma la leader dell’opposizione birmana, ormai libera, “non ha tempo” per i social network.
In un’intervista alla France Presse, il premio Nobel per la pace ha confessato di sentirsi un po’ “sommersa” dal lavoro accumulato in sette anni di arresti domiciliari. A novembre, appena tornata in libertà, Aung San Suu Kyi aveva dichiarato di voler usare i siti di social networking. Ma, almeno per ora, le sue pagine su Facebook e Twitter continueranno ad essere gestite dai suoi sostenitori all’estero.
La sua prima intervista da libera cittadina l’aveva rilasciata nel dicembre 2010 (pubblicata su YouTube) alla rivista Foreign Policy, che l’aveva scelta tra le 100 personalità più influenti al mondo, che con la loro azione hanno dato impulso al “mercato globale delle idee”.
Lentezza della Rete
Le connessioni internet sono molto lente in Myanmar, nome dato dal regime militare alla Birmania. Regime che è anche solito bloccare i siti di movimenti dissidenti, i cui esponenti sono spesso finiti in carcere. Nel corso della rivolta dei monaci in Myanmar nel 2007, molti cittadini hanno usato internet per dare conto della repressione, postando video e foto, fino a quando il governo non decise di bloccare completamente la copertura dati nel Paese.
Di recente, comunque, il regime birmano ha assunto una postura più conciliante con le opposizioni, compresa Aung San Suu Kyi, che ha potuto incontrare il presidente Thein Sein nell’agosto scorso. Alcuni siti internet precedentemente bloccati dal governo sono sono di nuovo visibili, secondo le testimonianze degli internauti locali. Tra quelli riammessi, la Bbc in lingua burmese. Ma tanti scommettono che non durerà. Secondo l’organizzazione Reporters Sans Frontieres, la legislazione del Myanmar su internet è tra le più repressive al mondo.
(celia guimaraes)