Google e Microsoft annunciano la messa a punto di software che renderanno più difficile cercare materiale pedopornografico online. Ma gli esperti in protezione dei bambini dagli abusi online sono scettici: i pedofili, avvertono, non usano Google Search e Bing.
Google e Microsoft hanno annunciato che bloccheranno oltre 100.000 termini comunemente utilizzati per la ricerca di immagini pedopornografiche su internet. In un articolo pubblicato sul giornale inglese “The Daily Mail”, l’amministratore delegato di Google, Eric Schmidt, ha dichiarato che un’equipe di 200 esperti ha creato dei nuovi algoritmi nei motori di ricerca che garantiscono di non ottenere risultati per questo tipo di ricerche.
Google e Microsoft hanno deciso di lavorare con Crime Agency Nazionale del Regno Unito e la Internet Watch Foundation per cercare di combattere le reti che ospitano immagini pedopornografiche .
Occasione mancata
Non è ottimista Jim Gamble, ex capo del Child Exploitation e Online Protection Center (CEOP) britannico. In un’intevista a BBC Breakfast ha infatti detto di non credere che che le misure annunciate faranno alcuna differenza per quanto riguarda la protezione dei bambini dai pedofili. “Loro (i pedofili, ndr) non vanno su Google per cercare immagini. Continueranno a frugare negli angoli bui di internet, nei siti peer-to -peer “.
Secondo Jim Gamble, i motori di ricerca erano già attivi nel bloccare contenuti inappropriati e questa ultima mossa è solo un miglioramento di ciò che stava già accadendo.
“Una soluzione migliore sarebbe quella di spendere 1,5 milioni di sterline per assumere 12 esperti di protezione dell’infanzia e 12 coordinatori per ciascuna delle regioni di polizia per scovare predatori online”, ha aggiunto.
Un altro esperto, Pietro Wanless, amministratore della Ong National Society for the Prevention of Cruelty to Children, ha detto che è necessario “uno sforzo concertato e sostenuto da tutte le parti” per restare un passo avanti rispetto ai reati a sfondo sessuale, che stanno diventando sempre più tecnologicamente avanzati.
“Questa è una questione chiave per la protezione di una generazione, non possiamo fallire”, ha aggiunto Wanless.
Un rapporto del CEOP del giugno scorso ha evidenziato come il cosiddetto “internet nascosto” abbia aiutato i distributori di immagini pedopornografiche a eludere i controlli, utilizzando reti crittografate e altri metodi ritenuti sicuri.