Quasi un terzo degli adulti negli Stati Uniti (il 30%) ha preso misure per nascondere o proteggere i propri dati dai programmi di sorveglianza del governo che monitorano le comunicazioni telefoniche ed elettroniche, secondo un sondaggio del Pew Research Center pubblicato di recente.
Inoltre, il 22% dichiara di aver cambiato il modo in cui usa le diverse piattaforme tecnologiche (“molto” o “abbastanza”) a seguito delle rivelazioni di Edward Snowden, il contractor di un’azienda fornitrice della National Security Agency che ha rivelato l’esistenza dei programmi governativi di sorveglianza nel 2013.
Complessivamente, il 52% degli americani si definisce “molto preoccupato” o “abbastanza preoccupato” riguardo i programmi di controllo del governo, mentre il 46% afferma di essere “non molto preoccupato” o “per niente preoccupato”.
Privacy e tutela dei dati in Europa
Si può tentare un paragone con la situazione europea e italiana tenendo come punto di riferimento il recente report ‘State of Privacy 2015’ della società di sicurezza informatica Symantec, una ricerca sugli atteggiamenti e sulla percezione del pubblico generale in merito alla protezione dei dati personali. Sono state intervistate 7.000 persone in Danimarca, Francia, Germania, Italia, Paesi Bassi, Spagna e Regno Unito nel dicembre del 2014.
Il report Symantec rivela che i consumatori europei non credono che governi e aziende facciano abbastanza per proteggere i loro dati personali. La sicurezza dei dati personali è molto importante per l’88% dei consumatori, mentre solo il 20% delle persone si fida della capacità dei venditori di proteggere i loro dati e una persona su tre fornisce dati falsi per proteggere la propria privacy online.
Il 57% degli europei pensa che i propri dati personali non siano al sicuro, mentre il 59% afferma di aver riscontrato in passato problemi inerenti alla protezione dei dati. Questo, secondo Symantec, suggerisce che la riluttanza dei consumatori a condividere i propri dati personali aumenterà e influenzerà i loro comportamenti online.
I primi segni di questa tendenza sono già visibili: il report ha scoperto che il 57% delle persone evita di condividere dati personali online per proteggere la propria privacy, e una persona su tre fornisce dati fasulli per far rimanere private le informazioni reali.
Privacy e tutela dei dati in Italia
Alcune divergenze importanti emergono nelle risposte degli italiani alle domande degli intervistatori, in particolare proprio per quel che riguarda la fiducia riposta nei governi. Rispetto ai dati europei, dai risultati italiani emerge come venga data grande importanza all’operato di governi (44%) e aziende (33%) nella protezione dei dati personali, mentre gli europei si affidano in misura maggiore alla responsabilità individuale (33% vs 23% degli italiani).
Il senso di fiducia cambia secondo il contesto: il 51% degli adulti italiani si è detto preoccupato per la sicurezza delle proprie informazioni personali, ma il 46% degli adulti intervistati accetta che le aziende condividano i loro dati personali con terze parti. A livello europeo questa percentuale è del 14%.
Il 25% degli intervistati italiani ha dichiarato di condividere online informazioni false per proteggere i propri dati personali e il 75% (69% in Europa) degli italiani ha dichiarato di aver pensato di prendersi una pausa da Internet.
I dati personali sono quantificabili come moneta, e in Italia questo valore è percepito come molto alto. Per il 45% degli intervistati italiani, il valore dei propri dati personali può arrivare a 1.000 euro (57% in Europa), mentre il 34% pensa valgano oltre 10.000 euro (contro il 24% degli intervistati in Europa).
E’ senso comune affermare che pochi leggono tutte le condizioni contrattuali che riguardano, ed esempio, un acquisto online ma anche l’adesione ad un social network. Infatti solo il 25% degli europei dichiara di leggere attentamente tutte le informazioni (Terms & Condition) prima di acquistare un prodotto o servizio online. In Italia afferma di farlo il 53% degli intervistati, e qui probabilmente le risposte non sono state del tutto sincere.
Infine, la maggior parte dei cittadini europei pensa che sia scorretto che le aziende traggano profitto dai loro dati personali. Ciò nonostante, tre utenti europei online su dieci darebbero i loro dati personali in cambio di vantaggi economici.
Celia Guimaraes @viperaviola