Inizia a Lisbona, in Portogallo, l’edizione 2019 della più grande rassegna tecnologica d’Europa, dove oltre duemila startup hanno la possibilità di farsi conoscere da investitori e dove si fanno affari colossali. Non manca all’appello nessuna delle Big Tech mondiali e sono rappresentate anche aziende dei settori automotive, fintech, sport e via elencando. Ospite d’onore della giornata inaugurale, Edward Snowden, per alcuni – come il Governo americano – una spia, per altri, un eroe. Era in collegamento da Mosca, non è stato rivelato quale piattaforma è stata utilizzata per trasmettere il segnale a/v.
Nota a margine: è andato tutto ok ma, in serata, l’organizzazione del Web Summit ha inviato alla stampa accreditata la “copia di backup” dell’intervista con Snowden, registrata in precedenza perché non si sa mai, la tecnologia può fallire…
La crittografia non basta
“Facebook e Google hanno un modello di business che sfrutta le persone. E’ stato legalizzato l’abuso, nel lasciare che si creasse un sistema che rende le persone vulnerabili per beneficiare i privilegiati”. E ancora: “Non sono i dati ad essere sfruttati, ma le persone: dobbiamo fidarci di molte aziende, come Nokia, Huawei, che non sono affidabili, hanno la loro agenda. Anche se crittografati i dati sono vulnerabili, niente cambierà se non sarà ridisegnato il sistema”.
A parlare è l’ingegnere informatico Edward Snowden, il più noto degli whistleblower, rifugiatosi in Russia nel 2013 dopo aver svelato il sistema di controllo delle comunicazioni private portato avanti dall’intelligence americana.
Snowden, ospite in collegamento del Web Summit di Lisbona – una delle più grandi conferenze di tecnologia al mondo – esordisce parlando del perché della sua scelta, raccontata per altro nel suo libro appena pubblicato, Permanent Record (in italiano, Errore di sistema).
“Come potevano convivere l’obbligo della segretezza verso le agenzie che mi avevano assunto (Cia e Nsa, ndr) e il giuramento che avevo prestato verso i principi costituzionali del mio Paese? A chi, o a cosa, dovevo la mia lealtà?” si chiede Snowden nel primo capitolo del libro. La risposta è nota, e l’ha ribadita durante la conversazione con James Ball, del Bureau of Investigative Journalism.
Il Summit e le sue contraddizioni
Una conversazione durata una ventina di minuti, secondo la metrica standard del Web Summit, che sembra aver lasciato un atto di accusa a metà, in parte contro le Big Tech ma anche contro il Regolamento europeo per la protezione dei dati dei cittadini, il Gdpr: secondo Snowden, una normativa che ha mancato il bersaglio perché il punto, ha detto, non deve essere proteggere le informazioni personali e la privacy dagli abusi, ma evitare in partenza che i dati vengano raccolti.
Un lungo applauso del pubblico – oltre 70 mila i partecipanti – ha salutato l’intervento di Snowden che, senza mai alzare i toni, con lo sguardo dimesso come il suo completo grigio, in tinta con lo sfondo neutro del luogo sconosciuto da dove parlava, strideva con lo sfoggio di colori e entusiasmo tradizionali in uno dei più sgargianti eventi del mondo tech. Dopo Snowden, sale sul palco Guo Ping, ‘Rotating Chairman’ di Huawei per parlare di 5G+X: Creating a New Era? e annuncia porte aperte agli sviluppatori.
Celia Guimaraes @viperaviola