Insediamento e festeggiamenti finiti, per il presidente americano Joe Biden è ora di rimboccarsi le maniche e trasferirsi, armi e bagagli, al 1600 di Pennsylvannia Avenue. Ma tra le sue cose personali c’è un oggetto che non potrà varcare la soglia della Casa Bianca: la cyclette connessa a internet.
Come oltre tre milioni di suoi concittadini, infatti, anche Biden si allena con una bicicletta statica connessa al web, dotata di telecamera e microfono, che gli consente di interagire e gareggiare con altri riders da salotto. Una soluzione comoda e divertente, che però per gli esperti di cybersecurity, mette in gioco persino la sicurezza nazionale.
Come spiega Pierluigi Paganini, esperto di cybersecurity del board Enisa, l’Agenzia dell’Unione europea per la sicurezza informatica, è rischioso aver qualsiasi cosa non ‘customizzata’ connessa a internet se sei il presidente degli Stati Uniti d’America: “Un attaccante, ad esempio, può agire in modo ‘collaterale‘, attraverso la cyclette entrare nella rete in uso e da lì accedere persino ad un computer”.
Il presidente Biden è stato quindi avvertito dai suoi Men in Black: senza modifiche, niente cyclette. Il modello in questione, molto popolare, ha un software proprietario basato su sistema operativo Android, può accedere alla rete domestica via cavo o wifi. E’ lo stesso di un’altra utente celebre, la ex first lady Michelle Obama, che però venne modificato tre anni fa, nonostante non fosse più alla Casa Bianca: via microfono, via telecamera e zero rete. Poco interattivo, ma molto più sicuro, per indiretta ammissione della stessa casa produttrice.
I rischi di avere tutto sempre connesso
La cybersecurity è, oggi più che mai, una priorità e la stessa amministrazione Biden ha già provveduto alla nomina di sette esperti di altissimo livello per occuparsi della questione a tutto tondo, dai satelliti agli attacchi hacker.
Nel mondo di IoT, internet delle cose, gli oggetti dialogano con noi ma anche tra di loro. Tv, frigorifero, robot da cucina, gadget, lampadine, assistenti vocali e ovviamente smartphone. Un chiacchiericcio continuo, in lingua digitale, che genera una massa enorme di dati.
E sempre secondo Paganini, anche se non siamo celebrità o presidenti, dobbiamo stare particolarmente attenti: “L’impronta digitale generata da questi devices connessi genera dati sensibili importanti che riguardano la nostra salute, la nostra privacy, il nostro conto in banca”.
Secondo la società di ricerche Gartner, l’anno scorso, a causa della pandemia, abbiamo speso quasi 70 miliardi di dollari in dispositivi indossabili, soprattutto smartwatch e braccialetti fitness, spesso per per tenere sotto controllo i parametri della salute. Un mercato in crescita veloce (sempre secondo Gartner, arriverà a 85 miliardi di dollari nel 2021 e 93 nel 2022). Il che apre non pochi interrogativi sulla gestione dei dati personali.
Celia Guimaraes @viperaviola