Tutta colpa di un semiconduttore: Apple e Intel si sfidano, come vent’anni fa, a colpi di pubblicità. Ma la cosiddetta ‘guerra dei chip’ ha motivazioni complesse e può provocare squilibri mondiali, come osserva nel servizio il coordinatore editoriale di DDay, Roberto Pezzali
Ha destato curiosità in Rete un promo di Intel, uno dei più grandi produttori mondiali di semiconduttori, i chip che troviamo ormai dovunque. Una pubblicità comparativa tra Apple e Microsoft, che si rifà a video-parodie di oltre vent’anni fa con lo stesso attore, non più il giovane entusiasta dei prodotti di Cupertino (nata il primo aprile 1976) ma un signore che realisticamente passa alla concorrenza.
Una concorrenza che si fa anche a colpi di marketing, ma che nasconde tra le sue pieghe una guerra commerciale – quella dei chip – dai risvolti economici rilevanti a livello mondiale.
La decisione di Apple di produrre in proprio, dal novembre scorso, gli M1, i chip per MacBook, abbandonando la tradizionale collaborazione con Intel, ha provocato reazioni a catena, dalla stessa Intel, che non è rimasta a guardare, annunciando investimenti per miliardi di dollari, ma anche di Qualcomm.
E anche uno dei più grandi fornitori mondiali di componenti per microchip, la Taiwan Semiconductor Manifacturing (Tsmc), ha chiesto ai propri clienti di accettare un aumento dei prezzi data la necessità di fare investimenti per 100 miliardi di dollari per rafforzare la produzione e sviluppare nuove tecnologie come il 5G, segnala Nikkei Asia.
Non è una notizia da poco
L’azienda taiwanese è fornitrice di tutti i più importanti sviluppatori mondiali di chip, tra i quali proprio Apple, Intel, Qualcomm e Nvidia. Taiwan è inoltre al centro dell’intera catena delle forniture di componentistiche indispensabili perché tutto l’ecosistema digitale possa funzionare.
Nel mondo intanto si è scatenata una ‘tempesta perfetta’ che ha portato alla carenza di semiconduttori (chip shortage), dovuta a una serie di concause: pandemia, guerre commerciali, crisi climatiche (un incendio in Giappone e una tempesta di neve nel Texas) e, non ultima, la nave incagliata a Suez, piena di componenti elettronici da consegnare.
I produttori mondiali non riescono a venire incontro alla domanda in forte crescita, tanto che diverse case automobilistiche sono corse ad accaparrarsi i semiconduttori (una automobile moderna contiene centinaia di chip), ma hanno dovuto comunque rivedere i loro piani, così come tutto il settore dell’elettronica di consumo, dai frigo alle tv.
La concentrazione della produzione di semiconduttori in Asia e, in particolare, a Taiwan, Paese al centro di contese geopolitiche, non è inoltre da sottovalutare e può spiegare l’iniziativa di diversi Paesi di avviare fabbriche in proprio. In questo quadro si inserisce, secondo gli esperti, la ricerca di autonomia da parte di Apple e anche di Intel, che entro il 2024 avrà due nuovi impianti produttivi in Arizona, per un investimento da 20 miliardi di dollari.
Celia Guimaraes @viperaviola