Foxconn accusa: suicidi per avere indennizzi

Continua la politica del bastone e carota alla Foxconn, produttrice di componentistica elettronica per Apple, Sony e Dell. Per fermare l’ondata di suicidi tra i dipendenti, prima chiede un impegno scritto a non uccidersi, poi aumenta gli stipendi. E ora decide di non pagare più indennizzi alle famiglie dei suicidi.

La Foxconn, multinazionale di Taiwan con fabbriche in Cina, alle prese con un’ondata di suicidi dei dipendenti, ha deciso che  non pagherà più indennizzi alla famiglie di chi si è tolto la vita, per scoraggiare nuovi suicidi.

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Più soldi, meno suicidi?

Troppi operai si sono tolti la vita negli stabilimenti in Cina, troppe le proteste contro le politiche aziendali della taiwanese Foxconn, che produce alta componentistica per Apple, Sony, Dell. E l’azienda corre ai ripari.

Foxconn, la società taiwanese che ha registrato una serie di suicidi nei suoi stabilimenti cinesi di Shenzhen, aumenterà da primo ottobre gli stipendi dei dipendenti di quasi il 70 per cento.

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Suicidi alla Foxconn, Apple & co indagano

Giovanissimi dipendenti che si lanciano nel vuoto dal tetto della fabbrica cinese: sono 11 solo nel 2010. Una delle più grandi aziende di componentistica, fornitrice di Apple e Sony Ericsson, accusata di maltrattamenti dei dipendenti, ora pretende da loro un impegno formale a non uccidersi. E il proprietario avverte i giornalisti: non pubblicate notizie senza verifica. Intanto, le aziende committenti vogliono vederci chiaro.

Dopo l’ondata di suicidi tra i suoi dipendenti nella Cina meridionale, i vertici della Foxconn, produttrice dei componenti di quasi tutto l’iPhone, hanno chiesto agli impiegati un impegno, formale e per iscritto, a non togliersi la vita.

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