Pedofilia, privacy e Facebook

In Gran Bretagna il social network metterà un pulsante per denunciare possibili approcci da parte di pedofili. In Germania, un ministro chiede più tutela per la privacy su Fb. E al Parlamento europeo si discute la direttiva sulla traccibilità dei pedofili.

Panic button su Fb

Facebook UK ha ceduto alle critiche e pressioni e ha lanciato una nuova applicazione per denunciare comportamenti sessuali sospetti e abusi nei confronti di minori, creata in collaborazione con l’associazione britannica ‘Child Exploitation and Online protection centre’ (Ceop). Un vero e proprio ‘panic button’: con un click i ragazzi possono immediatamente entrare in contatto con il Ceop per fa denunce o chiedere aiuto. Il servizio è stato pensato per i ragazzi tra i 13 ai 18 anni, ma tutti gli utenti avranno avranno la possibilità di accedere ai servizi offerti dal Ceop. Facebook lancerà una massiccia campagna di sensibilizzazione per far sapere ai giovani utenti della nuova funzione, invitandoli a scaricarla sul loro profilo.

Più privacy per tutti

Per la ministra tedesca per la Tutela dei consumatori, Ilse Aigner, bisogna fare qualcosa affinché “internet non diventi la gogna del XXI secolo”. All’inizio di giugno, la Aigner ha perfino cancellato il proprio profilo virtuale da Facebook, sottolineando di non poter e voler accettare il fatto che una società leader del settore violi la legge sulla protezione della riervatezza e ignori la sfera privata dei propri membri. “Avremmo bisogno di un codice d’onore, una sorta di codice di condotta per Internet, dieci regole d’oro chiare e concise”, ha spiegato Aigner in un’intervista a Die Welt. “Queste norme possono venire solo dalla comunità internet, sarebbe bello se gli utenti avanzassero delle proposte”.

Meno privacy per i pedofili

No alla revisione ‘garantista’ della direttiva europea sulla rintracciabilità dei colpevoli di adescamento di minori tramite i social network e pubblicazione di immagini e filmati pedopornografici su internet. Lo chiede l’europarlamentare Tiziano Motti, che ha incontrato le Commissarie responsabili per la Libertà, Giustizia e Affari interni, Viviane Reding e Cecilia Malmstrom. L’adozione da parte del Parlamento Europeo di una proposta di risoluzione contro la pedopornografia e la pedofilia in internet ha incontrato l’ostilità di Stati membri come Germania, Irlanda, Romania, Belgio, Bulgaria, Austria e Svezia: la ritengono in contrasto con il diritto primario nazionale per decisione dei giudici delle Corti nazionali ed europee, e ne chiedono una revisione riduttiva.

(c.g.)

I blogger ‘bacchettano’ il Garante

Non servono regole ma alfabetizzazione informatica, perché la difesa della Rete passa attraverso la conoscenza del mezzo

I blogger italiani rispondono al Garante per la protezione dei dati personali, Francesco Pizzetti, che nella sua relazione annuale al Parlamento ha parlato di nuova resistenza democratica su Internet, riferendosi in particolare all’Iran, ma ha anche detto, per quanto riguarda la protezione dei dati personali, che sulla rete siamo nudi come Adamo ed Eva.

“Sono due affermazioni un po’ in contrasto – afferma Massimo Mantellini, blogger autore di Mantelblog -, dato che si esalta la libertà della rete, ma poi la si vuole regolamentare, sia pure in difesa della privacy. Gli strumenti per difendersi esistono in rete, basta conoscerli. La difesa di Internet passa dall’alfabetizzazione di coloro che la devono usare”.

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Pedofilia: boom di “orchi” sul web

Secondo l’Osservatorio di Telefono Arcobaleno cresce in Europa la pedopornografia. Sempre più numerosi i contatti on line e la giustizia fatica a tutelare la sicurezza in rete.

Oltre 36.000 bambini sono stati scambiati in internet 20 miliardi di volte per alimentare il turpe mercato della pedofilia on line. Il 42% ha meno di 7 anni e il 77% meno di 9 anni.

Sono i dati sulla pedopornografia sul web che emergono dal 13/mo rapporto dell’Osservatorio Internazionale di Telefono Arcobaleno, resi noti alla vigilia della giornata Europea per la sicurezza in rete.

“La pedofilia on line – afferma il presidente e fondatore dell’organizzazione Giovanni Arena – è un mercato che non conosce crisi : è formalmente illegale ma di fatto libero. I clienti restano pressoché impuniti per la lentezza dei processi e le giovani vittime rimangono stritolate tra i meccanismi farraginosi di una giustizia che fatica a dare risposte”.

Telefono Arcobaleno, in 13 anni ha effettuato 228.079 segnalazioni, con punte di oltre 300 in un solo giorno che nell’84% dei casi hanno portato alla chiusura dei siti nel giro di 48 ore.

Particolarmente aggressiva, in questo ultimo anno è risultata la presenza di ben 7.639 siti legati al pedobusiness che fanno parte di una galassia ben più vasta di 42.396 siti a contenuto pedopornografico.