Un’italiana sul podio della ‘Maratona dei Cyborg’

Tecnologia e persone con disabilità: la ricerca e la sinergia tra istituzioni e industria cambierà il futuro con protesi robotiche, esoscheletri, sedie a rotelle dotate di intelligenza artificiale

Il 3 dicembre si celebra, dal 1992, la Giornata internazionale dei diritti delle persone con disabilità, istituita dall’ Onu e ribadita, nel 2006, da una Convenzione che evidenzia i principi di uguaglianza, a garanzia della piena ed effettiva partecipazione delle persone con disabilità alla vita politica, sociale, economica e culturale della società.

E la tecnologia ha un ruolo sempre più importante in questo ambito: un esempio è la ‘Maratona dei Cyborg’ che si tiene ogni anno in Svizzera.

Si chiama Cybathlon, è una manifestazione internazionale al palazzetto dello sport di Zurigo. Anche se nel 2020, causa Covid, si è svolta da remoto, è una vera e propria ‘gara per Cyborg’ (nella fantascienza, l’umano dotato di un membro o organo artificiale), in questo caso persone con disabilità fisiche che utilizzano protesi ad altissimo contenuto tecnologico.

Provengono da tutto il mondo e si sfidano, come ‘piloti’ – capi dei rispettivi team – in diverse discipline che riproducono le mansioni della vita quotidiana, grazie agli ultimi ritrovati tecnologici adoperati per potenziare la loro performance: protesi robotiche, esoscheletri e sedie a rotelle di nuova generazione.

La gara in collegamento da remoto

Nel 2020, Cybathlon ha visto sfidarsi squadre da 23 Paesi, da città di tutto il mondo. Ogni team ha trasmesso le proprie gare al centro di controllo in Svizzera, che ha diffuso l’evento in live streaming.

Sei discipline, cinque i team italiani in gara: del Politecnico di Milano, Università di Padova e Istituto Italiano di tecnologia. Ed è stato il centro di ricerca genovese a portare a casa un risultato importante: il team IIT SoftHand Pro ha conquistato il secondo posto nella categoria “protesi attiva di mano”.

La medaglia d’argento nella categoria è andata a Maria Rosanna Fossati, la pilota del team, che è anche designer nella linea di ricerca.

Non contano le capacità atletiche dei partecipanti, quanto le prestazioni dei device tecnologici e la sinergia tra pilota e dispositivo. Fossati infatti ha portato a termine tutti i task previsti, tra cui accendere un fiammifero, aprire un barattolo, allacciare le stringhe delle scarpe, chiudere una cerniera lampo, riconoscere oggetti alla cieca, costruire una piramide di bicchieri.

La pilota sul podio

Maria Rosanna Fossati ha un dottorato in design al Politecnico di Milano e lavora presso l’Istituto italiano di tecnologia di Genova come designer, in collaborazione con il team di progettazione di SoftHand Pro. Si occupa della finitura delle protesi robotiche e relativi aspetti sociali.

La mano artificiale che parla con il cervello

SoftHand Pro è una protesi tecnologicamente avanzata, sotto test da parte alcune decine di utenti, tra cui Maria Fossati, in centri di riabilitazione in tutto il mondo e ha già preso parte a tre edizioni di Cybathlon. La mano robotica è un’evoluzione della SoftHand, sviluppata originariamente per l’industria dall’istituto genovese in collaborazione con l’Università di Pisa.

Si tratta di una nuova generazione di mani artificiali, che usa principi delle neuroscienze e metodi della robotica soft per compiere con massima semplicità circa il 90% delle attività della mano umana.

Per favorire la massima diffusione di questa tecnologia, il progetto è stato rilasciato in Open Source in modo che altri gruppi di ricerca potessero basare su questo i propri sviluppi. La protesi SoftHand Pro è una mano di ricerca, sempre aperta alle innovazioni più avanzate.

La ricerca europea

Questo tipo di ricerca fa parte del Synergy Grant dell’Erc, finanziato dall’Unione europea, intitolato Natural Bionics.  Ha come obiettivo futuro quello di integrare una protesi soft sensorizzata per via neurochirurgica con i circuiti spinali dei soggetti idonei per questo tipo di intervento e permettere agli impiantati di muovere e sentire la protesi come fosse parte naturale del proprio corpo.

Celia Guimaraes @viperaviola