Mettiamo tutti i siti con contenuto per adulti sotto un unico dominio, ‘.xxx’, chiedono associazioni di tutela dei minori all’Icann. Che temporeggia, secondo alcuni per pressioni da parte di settori religiosi e conservatori, che non vogliono la ‘normalizzazione’ della pornografia su internet.
Un comitato di esperti riuniti a Cartagena, in Colombia, ha lanciato un appello affinché il dominio ‘.xxx’ diventi obbligatorio per tutti i siti a contenuto pornografico. E chiede all’Icann, l’organismo che regola l’attribuzione dei domain-name sul web in tutto il mondo, di appoggiare la richiesta di distingure e raggruppare tutte le pagine a contenuto per adulti.
L’iniziativa è stata lanciata dalla Ong Icsr (Impegno per internet sociale e responsabile), con l’intento di tutelare i minori. Per la portavoce della Icsr, Carmen Sanchez, “visto che non si può stroncare il business della pornografia su internet, un mostro dalle mille teste i cui proprietari fanno migliaia di dollari, chiediamo almeno che questi siano socialmente responsabili ed adottino dei codici etici”.
Secondo i dati della Ong Icsr, la pornografia su internet genera 3.000 dollari (oltre 2.200 euro) al secondo nel mondo, e il termine “sesso” rappresenta un quarto delle ricerche per parola chiave.
We want sex
Tredici milioni di dollari. E’ la cifra pagata lo scorso marzo per acquisire il dominio ‘sex.com’, secondo gli esperti il più redditizio al mondo. A venderlo è stata la Clover Holdings Ltd., società finanziaria londinese, che lo aveva comprato a sua volta dalla Escom Llc, ultima proprietaria, costretta a venderlo per debiti.
La prima registrazione del dominio risulta essere stata fatta da Gary Kremen, nel lontano ’94, per la Network Solutions. In seguito, il dominio fu sfruttato illegalmente da Stephen M. Cohen, che lo prese con un raggiro alla Networks Solutions. Ci fu una lunga battaglia legale, che si concluse con un risarcimento di 65 milioni di dollari per Kremen e l’arresto di Cohen.
Vecchia polemica
Sui nomi di dominio destinati alla pornografia c’è stata una lunga battaglia all’interno dell’Icann. Solo nel giugno scorso giugno è stato stabilito di destinare il dominio ‘.xxx’ ai siti ‘per adulti’, ma la decisione non è stata ancora applicata.
Se accolta la proposta, circa 500.000 siti potrebbero iscriversi nel 2011, secondo le stime. Il portavoce dell’Icann ha negato di aver ricevuto pressioni dei gruppi religiosi e conservatori americani Stati Uniti che si oppongono alla creazione del dominio, che significherebbe la ‘normalizzazione’ della pornografia.
Gli interessati a questa nicchia miliardaria di internet non nascondono le loro perplessità. Temono la creazione di un ghetto facilmente controllabile e, quindi, censurabile. Fra gli oppositori ci sono anche i nuovi proprietari di ‘sex.com’.
(celia guimaraes)