Un filtro anti-spam automatizzato. Questo il colpevole, afferma un portavoce di Facebbok, del blocco di un commento del blogger Robert Scoble come ‘irrilevante’, di cui ha parlato TechCrunch. Ma poi si scopre che anche WordPress, in Italia…
Un “filtro anti-spam andato un po’ male”, non proprio la censura. Robert Scoble racconta della sua chiacchierata ‘chiarificatrice’ con uno dei boss di Facebook a TechCrunch che, come promesso, è tornata sull’argomento:
Turns out that my comment was blocked by Facebook’s spam classification filters and that it wasn’t blocked for what the comment said, but rather because of something unique to that message. They are looking more into it and will let me know more later, after they figure out what triggered it. Their thesis is that my comment triggered it for a few reasons(…).
Soddisfatti ma non del tutto convinti. Tanto che un commentatore osserva: “Sembra censura, odora di censura, agisce come censura. Ma non è censura. Un filtro anti-spam non censura (…). In pratica, un eufemismo”.
WordPress filtra o censura?
Ed ecco che il sito italiano di Tech Economy cita un altro dolente caso: la rimozione del blog di Gianluigi Cogo dalla piattaforma WordPress:
“Questa mattina ha avuto una sorpresa: chiunque digitasse l’indirizzo del suo blog www.webeconoscenza.net visualizzava una schermata che diceva che il sito non era più raggiungibile. Infatti, i gestori della piattaforma WordPress.com (su cui è ospitato il sito di Cogo) hanno unilateralmente (e senza alcuna preventiva comunicazione) deciso di oscurarlo per una presunta violazione dei termini e delle condizioni d’uso che non veniva meglio specificata”.
Contattato il gestore, Cogo ha ricevuto (dopo qualche ora) la spiegazione che il suo sito era finito tra le grinfie dei controlli automatici antispam.
Tutto a posto, quindi? Basta dare la colpa ad un algoritmo?
(celia guimaraes @viperaviola, via TechCrunch & Tech Economy)