Il dipartimento di Stato americano fa in modo che Twitter rimanga aperto e rimandi la manutenzione, i Guardiani della rivoluzione iraniana cercano di imporre la rimozione dal sito di “qualsiasi materiale che possa creare tensione”, per usare le loro stesse parole, pena azioni legali.
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Social network & effetti collaterali
I fatti nostri in pasto a chiunque: un manuale del Garante per la privacy insegna la riservatezza su siti e blog. Prima regola, pensare prima di pubblicare
“Come tutelare la propria privacy ai tempi di Facebook, MySpace & Co.? Come difendere la propria reputazione, l’ambiente di lavoro, gli amici, la famiglia, da spiacevoli inconvenienti che potrebbero essere causati da un utilizzo incauto o improprio degli strumenti offerti dalle reti sociali?”
La domanda è pertinente e parte da chi è chiamato a difenderci da intrusioni e visibilità indesiderata, il Garante per la protezione dei dati personali. Ma se ad attentare alla nostra privacy siamo noi stessi?
Terremoto: anche i social network si attivano
Il terremoto ai tempi di Facebook diventa un fatto personale anche per chi non lo vive da vicino. Su Internet e in particolare sui social network, Facebook e Twitter (il micro-blog anche via cellulare), sin dalle prime ore di stamani sono si sono susseguite richieste di notizie su amici e parenti, non solo tra i piu’ giovani. Continua a leggere
Negli Usa l’uso improprio dei telefonini fa saltare i processi
L’uso improprio di telefoni iPhone e Blackberry, l’invio da parte dei giurati di messaggini Twitter e la pubblicazione di informazioni sul lavoro delle giurie su siti come Facebook, stanno facendo saltare sempre piu’
processi negli Usa. Lo denuncia il New York Times, che in un’inchiesta pubblicata sul sito elenca una serie di processi annullati negli ultimi giorni negli Stati Uniti per violazione delle norme sulle giurie popolari.
Tra i casi citati dal Nyt figura l’azzeramento di un grosso processo federale per narcotraffico in Florida, dopo che quasi tutti i giurati hanno ammesso di aver fatto ricerche su Google, anche durante il processo, servendosi dei loro ‘gadget’ elettronici. Una societa’ edile dell’Arkansas ha chiesto la scorsa settimana di annullare una condanna a un risarcimento di 12,6 milioni di dollari, dopo aver scoperto che uno dei giurati
aveva parlato del processo in corso sul servizio di micro-blogging Twitter.
In Pennsylvania, i difensori di un ex senatore dello Stato, Vincent Fumo, hanno chiesto ieri l’annullamento del processo per corruzione al loro assistito, dopo che un giurato ha parlato del dibattimento con gli amici su Facebook.
Secondo il New York Times, il moltiplicarsi dei casi sta creando una vera e propria emergenza, che richiedera’ probabilmente nuove regole di comportamento per le giurie popolari nell’era di Internet.