Gibson chi?

Un sito mette online le registrazioni audio in cui l’attore premio Oscar si lancia in insulti a sfondo razzista e volgarità sessuali contro l’ex fidanzata. E Hollywood prende subito le distanze da ‘Braveheart’.

Una clip audio di due minuti in cui Mel Gibson, durante una discussione, insulta e chiama la sua ex-fidanzata una “p***” che merita di finire violentata da “n***” potrebbero essere le ultime brutte battute che il pubblico ascolta dall’attore.

Hollywood non tollera il razzismo e Mel, perdonato una prima volta nel 2006 dopo essersi scusato per una frase antisemita, questa volta rischia di chiudere davvero con il cinema americano.

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Francia e Olanda contro la censura sul web

Un codice di condotta per le aziende hi-tech che trasferiscono prodotti in Paesi autoritari: questo l’obiettivo del gruppo interministeriale franco-olandese per la libertà d’espressione su internet. Nel mirino, Cina, Iraq, Birmania. Ma anche colossi come Siemens, Nokia, France Telecom.

 

La difesa della libertà d’espressione su internet è una preoccupazione prioritaria per Francia e Olanda, che si sono unite nel chiedere alle aziende specializzate in tecnologia di non collaborare con Paesi autoritari. I due Paesi stanno preparando un incontro a livello ministeriale per il prossimo ottobre.

L’obiettivo è quello di stabilire le linee guida per le compagnie che producono alta tecnologia, che potrebbe essere utilizzata per reprimere la democrazia sul web. L’uso dell’innovazione tecnologia per favorire la censura in rete è focalizzata soprattutto in Iran e Cina.

Il premio Nobel per la pace, l’iraniana Shirin Ebadi, ha accusato il gigante tedesco Siemens e la compagnia finlandese Nokia di fornire all’Iran la tecnologia necessaria per reprimere il dissenso. Jean-Francois Julliard, dell’associazione Reporters Sans Frontieres (RSF), ha accusato il provider francese Alcatel di vendere tecnologia al Myanmar, ex Birmania, e la Cisco Systems di cedere degli encoder alla Cina.

”Ci sarebbe anche da sollevare questioni sulla responsabilità della France Telecom, che è azionista degli operatori di Marocco e Tunisia, dove l’informazione su internet e tutt’altro che libera”, ha aggiunto Julliard.

Sostegno ai dissidenti

“Dobbiamo sostenere i cyberdissidenti come abbiamo sostenuto i dissidenti politici”, ha detto a Parigi il ministro degli Esteri francese, Bernard Kouchner, poco prima dell’apertura della prima sessione del gruppo pilota formato da Stati, imprese e Ong, incaricato di definire un quadro per la libertà d’espressione sul web.

“L’Iran ha bloccato dei siti e dei sociali network”, ha accusato da parte sua il capo della diplomazia olandese, Maxime Verhagen, sottolineando come questa censura sia una “violazione dei diritti umani”.

Rsf denuncia: 120 bloggers perseguitati
Per la prima volta dalla comparsa di Internet, nel 2009 Reporters sans frontières ha registrato almeno 120 casi di bloggers, cyber-dissidenti ed utenti internet imprigionati per aver espresso sul web le proprie opinioni.

Questa cifra, spiega l’associazione, illustra la repressione che imperversa contro la rete in una decina di Paesi. Molti Stati hanno adottato una politica di criminalizzazione assoluta nei confronti dell’espressione online. Il documento può essere consultato online.

(c.g.)

Suicidi alla Foxconn, Apple & co indagano

Giovanissimi dipendenti che si lanciano nel vuoto dal tetto della fabbrica cinese: sono 11 solo nel 2010. Una delle più grandi aziende di componentistica, fornitrice di Apple e Sony Ericsson, accusata di maltrattamenti dei dipendenti, ora pretende da loro un impegno formale a non uccidersi. E il proprietario avverte i giornalisti: non pubblicate notizie senza verifica. Intanto, le aziende committenti vogliono vederci chiaro.

Dopo l’ondata di suicidi tra i suoi dipendenti nella Cina meridionale, i vertici della Foxconn, produttrice dei componenti di quasi tutto l’iPhone, hanno chiesto agli impiegati un impegno, formale e per iscritto, a non togliersi la vita.

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Misteriosi suicidi nelle fabbriche dell’iPad

Nove dipendenti della cinese Foxconn si sono uccisi buttandosi dal tetto della fabbrica. Altri due hanno cercato di togliersi la vita. Tutti giovanissimi.

Nan Gang, impiegato di 21 anni, alle 4,35 si è lanciato dal tetto del palazzo dormitorio nel compound della Foxconn Technologies, a Shenzhen. E’ il caso più recente di suicidio tra dipendenti dell’azienda taiwanese che produce componenti per Apple e Sony Ericsson. Nan Gang guadagnava tra i 100 e i 200 euro al mese.

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Riuscirà il web a fermare la Marea Nera?

La Bp alza bandiera bianca. Dopo inutili tentativi di bloccare la fuoriuscita di greggio nel Golfo del Messico,  la compagnia petrolifera che lo ha causato si è rivolta alla Rete, chiedendo come limitare il disastro ambientale che minaccia le coste meridionali degli Stati Uniti.

La British Petroleum ha messo a disposizione il proprio sito web e  numeri verdi validi negli Stati Uniti e in Gran Bretagna, e si dice  pronta a far esaminare ogni ipotesi ai propri ingegneri e tecnici. Saranno loro a stabilire la fattibilità dei singoli progetti. Le proposte finora sono alquanto bizzarre.

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