Addio ripassi sulle date della Seconda Guerra mondiale; basta test sugli splendori dell’età vittoriana. E’ il Guardian a rivelare l’irruzione del web 2.0 nei programmi della scuola elementare britannica: “Gli studenti studieranno Twitter e blog secondo la riforma della scuola”, titola il quotidiano, che non ha dubbi: è la riforma più radicale della scuola elementare dell’ultimo decennio.
Gli insegnanti avranno maggior libertà nella scelta degli argomenti su cui fare lezione in classe: e potranno esserci ore dedicate a Twitter e Wikipedia, piuttosto che alla familiarizzazione con i blog.
A saltare, insomma, è uno dei cardini dell’organizzazione scolastica britannica: la maggior libertà nello studio, l’apertura ai nuovi media, non arrivano con le medie, ma vengono introdotte già nelle elementari, negli anni finora deputati all’apprendimento delle nozioni basilari di lingua, grammatica, matematica, storia, geografia. E’la certificazione più eclatante del peso determinante, nella formazione del nuovo cittadino, dei new media: i web-based skills , le conoscenze apprese in rete, cambiano già da ora il modo e i contenuti dell’insegnamento.
Il piano, redatto da Sir Jim Rose, un super esperto di formazione, sarà reso pubblico il prossimo mese. Ma la direzione è chiara: i bambini delle elementari in Gran Bretagna dovranno presto conoscere come si gestisce un blog, cosa è un podcasts, come usare Wikipedia o Twitter come fonti di informazione e comunicazione. L’iniziativa allo studio del governo britannico apre naturalmente più interrogativi: il ricorso anticipato al web può ‘impigrire’ i ragazzi scoraggiando lo studio e generando l’illusione di un apprendimento ‘usa e getta’ a portata di mouse? E ancora: favorire la penetrazione della rete in fasce sempre più giovani della popolazione non aumenta i rischi di esposizione dei più piccoli ai pericoli derivanti dal web? Fra questi, rimanendo in Gran Bretagna, presto potrebbe esserci anche il monitoraggio in un enorme database, delle attività online degli utenti dei social network.
“Ora il Grande Fratello prende di mira Facebook”, avverte preoccupato l’Independent: il governo britannico vuole infatti creare un database per mettere sotto controllo tutte le reti di social network, sui quali sono già 25 milioni di cittadini britannici. Iniziativa che ha già sollevato aspre critiche, perché in un paese che rifiuta la carta d’identità avvertita come intrusione dello stato nella sfera privata, l’idea che una memoria elettronica possa documentare le mie frequentazioni on line appare una chiara violazione delle libertà civili.