Era nato soltanto il mese scorso, con un sistema semplice e geniale per scaricare file mp3. Ma Mulve ha avuto vita brevissima. Il suo creatore è stato arrestato senza preavviso dalla polizia britannica. Subito dopo gli amministratori hanno deciso di chiudere il sito. “Non abbiamo intenzione di combattere”, hanno dichiarato saggiamente.
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Mulve sfida le major
Una piccola applicazione fa tremare l’industria discografica internazionale. Mulve non è un peer-to-peer come Napster, non richiede l’installazione di un programma, ha un catalogo di oltre 10 milioni di brani, la velocità di scaricamento è sorprendente. La Riaa (la Siae americana) ha già messo in campo gli avvocati.
Ti ricordi di Napster?
Nato come P2P gratuito, il programma, popolarissimo alla fine degli anni ’90, risorge dalle ceneri come applicativo a pagamento. Grazie alla lezione di Steve Jobs.
Caccia ai pirati britannici
Dopo la legge Hadopi in Francia, anche la Gran Bretagna ha approvato il suo progetto di legge antipirateria, il Digital Economy Bill. Mentre la Spagna va nella direzione opposta
La legge, che ha avuto l’appoggio anche del partito conservatore, prevede che siano gli internet service provider ad intimare agli utenti del peer to peer di interrompere la loro attività, mentre sarà l’Ofcom (l’authority delle comunicazioni) a decidere se sospendere le connessioni.
La normativa impone il blocco dell’accesso a siti web che contengono contenuti illeciti e che forniscono link a contenuti illeciti.
La banda nel freezer
La premessa (o promessa?) era lo stanziamento di 1 miliardo 471 milioni di euro per consentire – entro la fine del 2012 – a tutti gli italiani l’accesso a una banda larga tra i 2 e i 20 Megabit/s.
Premessa annunciata questa estate dal viceministro delle Comunicazioni Paolo Romani, ribadita un mese fa dal ministro della Pubblica amministrazione Renato Brunetta.