Brunetta ringrazia i cracker

Preso d’assalto dai pirati informatici subito dopo il lancio il portale sulla riforma della Pubblica amministrazione. Il ministro accusa: oscurantismo informatico.

 

 

Anche gli “hacker sono fannulloni ma li ringrazio”, ha affermato il ministro per la Pubblica amministrazione e l’Innovazione Renato Brunetta a proposito dell’attacco al  portale www.riformabrunetta.it,  crackato soltanto un’ora dopo la presentazione alla stampa (guarda la notizia sul nostro sito internet).

 

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Israeliani schedati? Internet dice no

 La legge sulla schedatura biometrica obbligatoria degli israeliani sta per essere sottoposta al voto della Knesset. Su internet i consigli per ‘aggirarla’.

 

Fonte di accese polemiche, la legge è sostenuta dal governo, che la considera necessaria nella lotta a criminalità organizzata e terrorismo e utile per l’identificazione rapida e sicura di vittime di attacchi militari.

I contrari – fra cui la professoressa Ada Yonath, premio Nobel per la chimica nel 2009 – avvertono che la legge rappresenta un grave rischio per la privacy.

 

 

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Lezioni di hacker in Vaticano

Internet può essere uno strumento utile alla comunicazione della Chiesa. La commissione episcopale per i media (Ceem) si sè confrontata sul tema in Vaticano, in un incontro dal titolo “La cultura di internet e la comunicazione della Chiesa”.

Per il il vice presidente della Ceem, il cardinale Josip Bozani “la Chiesa ha bisogno di internet perché ha una ‘buona novella’ da comunicare” e la Rete consente di raggiungere molte persone.

All’assemblea hanno preso parte l’arcivescovo Claudio Maria Celli, presidente del Pontificio Consiglio delle Comunicazioni Sociali, una ventina di vescovi presidenti delle commissioni episcopali, esperti, addetti stampa e rappresentanti di Facebook, YouTube, Identi.ca e Wikipedia.

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Internet, uno splendido quarantenne

Ce lo immaginavamo così internet, quarant’anni fa. Era il 1969. Pensavamo che da casa avremmo potuto fare acquisti senza muoverci dalla scrivania. Nello stesso momento in cui – era il 29 ottobre del 1969 – da uno stanzino dell’università della California di Los Angeles partì il primo messaggio sulla rete arpanet, l’antenata di quello che poi prenderà il nome di internet.

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La vita a impatto zero

Huffington Post, uno dei blog più seguiti d’America, ha lanciato la sfida: vivere per una settimana rinunciando alle comodità per diminuire l’impatto ambientale.

L’idea è nata dall’esperienza del blogger americano Colin Beavan che, dal 2007, con moglie, figlia e cane ha deciso di ridurre al minimo i suoi consumi per un anno a New York, limitando l’uso di corrente elettrica, ascensori, aria condizionata e anche carta igienica. I risultati sono stati riportati nel libro “No Impact Man”, che a breve sarà un film.

A grandi numeri, l’impatto ambientale di una famiglia di quattro persone che vive in una grande città è così composto: 6kg di rifiuti prodotti, che diventano oltre 2 tonnellate in un anno, 550 litri d’acqua e dai 10 ai 15kW/h di energia. I single consumano oltre il 60% in più rispetto a un componente di una famiglia media.

L’HuffPost ha deciso quindi di far partire, dallo scorso 18 ottobre, una settimana “no impact” invitando i lettori a provarci. Dopo aver risposto ad alcune domande sul proprio stile di vita, si scarica un manuale dal sito internet – da non stampare.

La sfida è giornaliera, fatta di 5 tappe e correlata a “Change Yourself”, una pagina di idee e risorse a sostegno dell’impresa, da condividere alla fine di ogni giornata sul blog con gli altri partecipanti. Al termine della settimana si diventa un “ambasciatore dell’impatto zero”.

 

Cinque tappe in sette giorni
“Consumi, rifiuti, trasporti e piano d’azione, cibo, energia, acqua, restituzione, eco-sabbath” sono i capitoli elencati nella guida, con l’obiettivo di raggiungerli in cinque tappe. 

Prima tappa – limitare i propri acquisti per evitare di produrre spazzatura e inquinamento. La prima cosa da fare è quindi quella di compilare una lista delle cose da comprare per la settimana limitandole all’essenziale, rimandando alcune spese, prendendo in prestito, procurandosi prodotti di seconda mano o producendoli da soli.

Seconda tappa – alla scoperta di come la vita può migliorare sprecando di meno: conservare tutti i rifiuti, portandosi dietro un sacchetto per tutto il giorno per capire cosa consumiamo e buttiamo via in maggiore quantità e imparare invece a ridurre, riusare e riciclare.

Terza tappa – tra le regole, rendere gli spostamenti più sostenibili, “bruciando calorie e non combustibili fossili”; ridurre a 100km la distanza massima della provenienza degli alimenti.

Quarta tappa – il divieto di utilizzare gli elettrodomestici ma “sostituire i chilowatt con l’ingegno”.

Quinta tappa – bisognerà aver eliminato ogni tipo di consumo, persino la carta igenica. Malgrado le scelte radicali, l’esperimento del blog americano vuole indurre un cambiamento lento e graduale che incida in maniera positiva sull’ambiente, sulle spese e sulla qualità della vita.

(c.g.)